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Dalle pagine del Sunday Times rimbalza la notizia di uno studio condotto
da alcuni ricercatori della Kingston University, nel sud est di Londra,
circa la prostituzione tra le studentesse universitarie.


Stando all’indagine, poichè le tasse universitarie costano caro – e questo è un
dato di fatto - per arrotondare e mantenersi agli studi alcune studentesse si
darebbero alla prostituzione o ad altri “lavoretti” nell’industria del sesso.

Il Dr Ron Roberts, psicologo, uno degli autori della ricerca, rivela che
l'incremento della prostituzione tra le studentesse è stato del 50 per cento
negli ultimi sei anni.
La ricerca (che sembra grossolana come un test da rivista patinata) si sarebbe
svolta intervistando 130 ragazzi. Un intervistato su dieci avrebbe affermato di
conoscere studentesse che hanno lavorato, seppur occasionalmente, in locali di
lap dance, strip, o saloni di massaggi di dubbia fama.
Il sei per cento degli intervistati riferisce poi di conoscere personalmente
colleghe studentesse che si prostituiscono con regolarità (e se paradossalmente
conoscessero tutti la stessa persona??)

Se dal 1998 ad oggi le tasse universitarie sono passate dalle mille alle
tremila sterline (circa cinquemila euro), parallelamente, si evince dalla
ricerca, è aumentata la partecipazione di studentesse all’industria del sesso.
I ricercatori riferiscono inoltre che, mentre le ragazze che si prostituiscono
lo fanno puramente per guadagnare soldi, le colleghe lap-dancer, o dedite ad
attività più “soft”, sarebbero spesso interessate da problemi mentali e di
alcool.

Sophie riferisce di lavorare in un’agenzia di “accompagnatrici” dal 1999.
In quel periodo guadagnava anche duemila sterline per notte, e con quei soldi si
è pagata un master e ora sta finendo un dottorato. “All'agenzia –
riferisce la ragazza- avevamo i nostri libri e i nostri computer. Studiavamo
di notte e ogni tanto chiudevamo i libri per accompagnare i clienti. Ora
però -prosegue - la concorrenza delle ragazze dell'Est Europa si fa
sentire e i guadagni sono diminuiti, mentre le tasse universitarie continuano ad
aumentare."

I ricercatori avrebbero sottolineato sia alle autorità che si occupano del
welfare, sia a quelle che si occupano della formazione, che il continuo aumento
dei costi dello studio costringe sempre più persone alla prostituzione.
La proporzionalità tra l’incremento del costo per lo studio e quello della
prostituzione ha l’aria di una semplificazione, che però fa notizia e
incuriosisce.
La stessa Sophie riferisce come “anziché lavorare in un McDonald’s, o come
commessa, per 8 sterline l’ora, alle volte è più facile lavorare in quest’industria;
fare soldi velocemente, pagare l’affitto, le tasse, e aver tempo per i tuoi
studi”.

Trita ormai la questione su chi lo faccia per necessità e chi lo faccia per
scelta –più o meno libera-.
Certo è che senza andare tanto lontano anche nei nostri atenei ci sono studenti
e studentesse che prediligono un guadagno veloce, anziché girare hamburger in un
fast food, o rispondere ai clienti iracondi di qualche call-center, magari con
un contratto da “lavoratore somministrato”.

“Le studentesse sono persone adulte e responsabili”, ha detto un
portavoce delle Universities UK intervistato dai ricercatori. “Se è vero che
le tasse sono alte, è anche vero che gli studenti possono impegnarsi a pagarle
una volta conseguita la laurea e trovato un lavoro, e che le istituzioni aiutano
gli studenti in difficoltà”, ha concluso il portavoce.