Lo spazio occupato dalla settecentesca piazza Duomo costituiva, anche nel passato, il cuore della vita religiosa e politica della città di Catania. Oggi le testimonianze archeologiche giacciono, per sempre, sotto gli edifici barocchi, e i monumenti della città cinquecentesca e seicentesca sono stati interamente inghiottiti dai palazzi nobiliari e dalle chiese. Malgrado ciò alcuni importanti frammenti del passato sono ancora visibili proprio in questa piazza che subì maggiormente i danni del terremoto.
La Porta di Carlo V si colloca in una situazione urbana molto suggestiva, e cioè proprio in mezzo alla Pescheria, pittoresco mercato giornaliero della frutta e del pesce; da piazza Alonzo di Benedetto (dietro la fontana dell’Amenano) tramite un grande arco si penetra nella galleria che costituiva l’antico corpo di guardia. Da questa galleria si può raggiungere la Porta di Carlo V (a destra) che conduce nella piazzetta Pardo invasa dalle bancarelle del mercato. Una epigrafe posta sopra la porta ricorda che essa fa parte di un rafforzamento voluto dal viceré Vega nel 1553, per difendersi dalle incursioni dei pirati e dei nemici. Sempre nella piazzetta Alonzo di Benedetto è possibile vedere una fontana molto antica che è sopravvissuta alla distruzione del terremoto, la Fontana dei Sette Canali alimentata dal fiume Amenano. Oggi è inserita in un arcone aperto nel fianco del palazzo del Seminario dei Chierici (che fronteggia il Municipio) e si trova ad un livello del suolo più basso perché è antecedente al terremoto. Un’iscrizione ci fornisce la data di costruzione e cioè il 1612.
Oltre la Porta Uzeda (che fu aperta nel 1695 durante la ricostruzione scenografica di piazza Duomo) si possono ammirare alcuni tratti delle mura cinquecentesche. Lungo il percorso delle mura, per l’esattezza inserita nel tratto sotto l’arcivescovado, è un’altra fontana dal forte significato simbolico, la Fonte Lanaria o di S. Agata. Il primo nome deriva dal fatto che la fontana si trovava lungo la via Lanaria (oggi dedicata al cardinale Dusmet) che prendeva il nome dal governatore Francesco Lanario, duca di Carpignano. La dedica a S. Agata è legata, invece, alla tradizione secondo la quale questa fontana segna il punto da dove partirono le reliquie della patrona quando vennero portate a Bisanzio per ordine del generale Giorgio Maniace.
Oggi la fontana è meta di pellegrinaggi durante i giorni della festa di S. Agata.
Il giorno 4 febbraio, che precede la ricorrenza del martirio di S. Agata, il simulacro della santa percorre l’antico tratto delle mura; tra ali di folla festante ha inizio il cosiddetto "Giro esterno" delle reliquie contenute all’interno di preziosi scrigni racchiusi nel grande fercolo d’argento. Il fercolo attraversa la porta Uzeda e imbocca la via Dusmet dove, all’incrocio con la via Porticello, davanti all’icona della Madonna della Lettera, l’Arcivescovo offre un cero alla patrona.