Centro agricolo e turistico in provincia di Catania, Nicolosi sorge a 700 mt. sulle falde meridionali dell'Etna, e conta circa 4.500 abitanti. Il nome del paese deriva dal monastero benedettino, dedicato a San Nicola, intorno al quale il nucleo cittadino iniziò a svilupparsi. Nicolosi è nota da sempre con il soprannome di "porta dell'Etna"; la città infatti, ha subito rifacimenti in quanto è stata più volte distrutta dalle numerose eruzioni del vulcano. Il comune vanta una cospicua coltivazione e produzione di gelsi, pere, mele, castagne, olive, uva, ortaggi e funghi. La cittadina festeggia la festa patronale dedicata a Sant'Antonio da Padova, il 13 giugno.
Numerose sono le cose da visitare a Nicolosi :
si può iniziare visitando la Chiesa Madre, la prima costruzione edificata dopo il terremoto del 1693, che rappresenta uno dei monumenti più significativi di Nicolosi. Ha facciata in stile ottocentesco e il campanile in pietra lavica.
Fuori del paese, si trova l'antico monastero benedettino di S. Nicolò l'Arena.
Consigliamo inoltre la visita del Museo Vulcanologico, che raccoglie i resti di materiale lavico proveniente dall'Etna.
E' possibile inoltre effettuare delle escursioni verso la cima dell'Etna, con l'ausilio delle guide Alpine Etna Sud.
La chiesa Madre
La Chiesa, come ci appare oggi, intitolata allo Spirito Santo, è stata costruita su progetto del Vaccarini nella prima metà del '700, dopo che gli eventi catastrofici del 1669 ed i successivi del 1693 avevano praticamente distrutto la precedente costruzione che sorgeva tangente all'antica via di comunicazione con Belpasso e Pedara, incuneandosi nella grande curva che la strada doveva allora formare.Sicuramente doveva avere un aspetto simile alle altre "chiese nere " del territorio etneo, così definite per l'uso notevole della pietra lavica nelle decorazioni e nei cornicioni. Tale aspetto esterno è stato guastato dal prospetto costruito alla fine dello 800 secondo il gusto della moda ottocentesca in arenaria bianca.Il campanile, invece, non ha subito modifiche rispetto al 1721 probabile data di costruzione. L'iscrizione scolpita L 121 potrebbe anche interpretarsi come anno o come altezza in palmi del campanile stesso rispetto alla lunghezza della chiesa. Ciò che si deve notare è, invece, che non costituisce parte integrante del prospetto ma si erge accanto in piena autonomia architettonica : presenta un doppio basamento in pietra lavica ed è attorniato a diverse altezze da tre cornicioni che segnano lo spazio rispettivamente dell'orologio, delle campane e della guglia.
All'interno della Chiesa Madre si possono ammirare : il coro ligneo del XVII sec. sormontato dai bassorilievi in gesso, opere di V. Torre, raffiguranti l'Ultima Cena.La TELA databile al 1846 è stata cucita dalle "Pie Donne" di Nicolosi, è in lino ed ha una altezza di oltre venti metri nonché una larghezza di circa otto metri. E' stata dipinta da Giuseppe De Stefani e rappresenta la Deposizione dalla Croce con colori dal turchese al blu oltremare.La "Calata della tela" annuncia la Resurrezione ed è un momento sempre toccante.
Monastero benedettino
L'antico Monastero di San Nicola, a pochi chilometri dal paese, fu edificato accanto ad una antichissima cappella rupestre anteriore alla fondazione del Monastero e che sorgeva in quel luogo per una spontanea formazione arenosa.
Il predominio del Monastero nicolosita sugli altri del territorio è databile al 1359.
L'ingresso dell'edificio era costituito da un piccolo portico, in parte ora distrutto, sulle cui pareti si potevano ammirare bellissimi affreschi.Un lungo sentiero, una volta fiancheggiato da mura merlate, portava al recinto del monastero al quale si accedeva attraverso un nobile arco barocco di pietra bianca, sulla cui chiave era scolpito lo stemma dell'edificio: tre pale sormontate da una stella caudata.
Sul portone d'ingresso principale campeggiava lo stemma dell'ordine benedettino, un libro con il motto ORA ET LABORA. Sopra si apriva il balcone a terrazza sul quale si affacciava l'appartamento dell'abate ed il lato meridionale del cortile era occupato, in parte, dal muro difensivo, oggi ricoperto di edera.
Quando il Monastero divenne, come detto, Abbazia, qui si creò un austero centro di vita monastica in cui soggiornavano anche ospiti illustri appartenenti ai nobili casali dell'epoca. Il complesso cominciò a decadere progressivamente dopo il 1558 quando i monaci, volendo evitare spiacevoli incursioni predatorie, già più volte avvenute, ottennero il permesso di trasferirsi definitivamente a Catania. Il suo definitivo degrado avvenne con la soppressione degli ordini religiosi, quando passò al Pubblico Demanio dello Stato per essere venduto ai privati.
Fino a qualche anno fa restavano i ruderi, carichi di memorie del passato: giustamente il Parco Regionale dell'ETNA, avendo acquisito il Bene, ha iniziato ad operare lavori mirati al restauro di questo notevole patrimonio. Da qui è giunto il piccolo gruppo dei Benedettini che, pur con diversa ubicazione del nuovo Monastero ( oltre la Cittadella Sportiva, dopo la Fossa delle Colombe, percorrendo la strada lastricata a'' basole " come un tempo ) hanno fatto in modo che il 25 settembre 1994 fosse posta la prima pietra e, a due anni di distanza, il nuovo Monastero è stato edificato, in estrema semplicità. L'inaugurazione è avvenuta il 25 settembre 1996 ed i Monaci Benedettini che vi vivono hanno riportato un clima di religiosità nuovo e profondo come il loro motto: ORA ET LABORA