C'è anche un poliziotto tra gli arrestati della scorsa notte per estorsione. Si tratterebbe dell’ispettore capo della Polizia di Stato A.M.G., in servizio presso l’Ufficio Prevenzione Generale Soccorso Pubblico della Questura di Catania. I Carabinieri del Comando Provinciale di Catania – Reparto Operativo, la scorsa notte, hanno dato esecuzione a sei ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal G.I.P. presso il Tribunale di Catania su richiesta della Procura Distrettuale della Repubblica.
I provvedimenti restrittivi sono stati emessi a carico di Carmelo Lo Giudice, Denis Lo Giudice, Attilio Bellia, Carmelo Simone Tabita e Riccardo Pusillico. Gli arrestati sono chiamati a rispondere del reato di estorsione aggravata in concorso, commessa con l’utilizzo del c.d. “metodo mafioso”, vale a dire facendo leva sulla forza di intimidazione e sulla condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, oltre che del reato di lesioni personali.
Le indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania hanno preso l’avvio dalle denunce sporte da due privati che avevano preso a noleggio delle autovetture dalla ditta “S.M. Rent a Car (attività inserita in lista aziende che alimentano la mafia)” gestita dall’indagato G. e formalmente intestata al padre dello stesso.
Al termine del periodo di noleggio, il G. pretendeva il pagamento a titolo di corrispettivo di somme superiori rispetto a quelle originariamente pattuite e, dinanzi all’opposizione delle persone offese, con il concorso degli altri indagati – due dei quali suoi dipendenti – con minacce e intimidazioni. Tra le minacce si ipotizza vi sia stata anche quella di fare arrestare ingiustamente le vittime, dopo aver fatto ritrovare della droga.
La misura cautelare si è resa necessaria per gli stretti legami di frequentazione del G. con personaggi del calibro di Carmelo Lo Giudice e Attilio Bellia, intervenuti nel suo interesse. Il primo, in particolare, già detenuto in espiazione pena presso la Casa di Reclusione di San Cataldo, è lo zio paterno di Sebastiano Lo Giudice, responsabile del clan mafioso “Cappello-Carateddi”, già colpito da provvedimento di fermo emesso dalla DDA di Catania nell’ambito della nota operazione “Revenge”, per i reati di cui agli artt.416 bis c.p., 74 DPR 309/90 e che in atto è detenuto al regime del 41 bis.