Chissà cosa avrebbe pensato il povero " Peppino Impastato " se avesse saputo che decenni dopo la sua morte avrebbe avuto il suo profilo su facebook.
Nell'era digitale accade di tutto anche che si prenda il cadavere di un eroe della lotta alla mafia, lo si catapulti su facebook e gli si mettano in bocca parole, pensieri, idee, presumendo che la povera " vittima " della rubata identità post morten sia d'accordo.
E' accaduto oggi, quando nella pagina di Peppino Impastato, che dovrebbe essere una pagina dedicata alla memoria del personaggio perchè si sa che per i morti bisogna avere rispetto veniva pubblicato il post indicato nella foto sopra.
Nel post si ipotizza che i bianchi, cattolici, non abbiano concesso nessuna libertà alle donne che non hanno bisogno di essere salvate dai musulmani che come tutti sanno in tema di diritti alle donne sono dei gran bravi ragazzi.
Ognuno ha la sua opinione ma dopo la pubblicazione del commento sulla bacheca del povero Peppino com'era prevedibile una folta schiera di persone indignate hanno cominciato a commentare criticando aspramente il post. La risposta è stata una bella censura generale degna della più becera dittatura.
Mi piace pensare che il buon Peppino non avrebbe mai censurato nessuno. Ma come sempre accade quando i morti continuano a parlare per bocca dei vivi che se ne appropriano ingiustamente, non è andata così.
Ciao Peppino, io ti ricordo per ciò che hai detto da vivo non per ciò che ti fanno dire da morto.
Luca Conti