Quante volte ci è capitato di dirci, o di sentire dire: “non ci sono con la testa”; “ho la testa da un’altra parte”, “sono uscito di partita” oppure “non sono riuscito ad entrare in gara” oppure“in questo periodo ho altro per la testa”.
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Se ritorniamo un attimo su questi modi di dire che sentiamo o ci diciamo così spesso, ci accorgiamo facilmente che sono tutti indicativi di come, nella situazione in cui ci si trovava, l’attenzione mentale fosse focalizzata su qualcosa di diverso rispetto a quello che si stava facendo o che si voleva fare. Ad esempio, dicendo che “non ci sono con la testa”, voglio dire che invece che essere “lì” con quello che sto facendo, sto pensando ad altro; i pensieri di questo “altro”possono essere riferiti a qualcosa che è successo o che succederà (al lavoro, in famiglia, o nello stesso sport che sto praticando, come un errore commesso o un impegno che mi aspetta di lì a poco). Questo “accavallarsi” di attenzione tra ciò che sto facendo e ciò che ho fatto o che farò, finisce per “scuotere” e “sballottare” la mente, così non permettendole di rimanere calma e attenta sull’impegno che si sta affrontando in quel preciso momento.
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Personalmente, mi capita la stessa cosa quando scrivo; per scrivere questo pezzo, sto cercando di fare in modo che la mia mente rimanga calma e serena, perché so che in tali condizioni può succedere che quello che “esce” attraverso la scrittura sia adeguato a quello che vorrei dire e che si trova “dentro” di me. In questo, i fattori di distrazione possono essere molteplici (gli errori che commetto scrivendo e che mi costringono a tornare indietro, un pensiero che mi arriva riferito alle udienza che farò domani in tribunale, il “feeling” che tarda ad arrivare e che mi fa pensare che verrà fuori un pezzo mediocre, il telefono che suona ecc.); invece che combattere contro questi fattori di distrazione, ho imparato che se dico alla mia mente di rimanere “qui”, con calma, i fattori di distrazione se ne vanno da soli e a mano a mano “entro” nel pezzo che voglio scrivere.
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Certo, non tutti gli articoli che scrivo sono … baciati dall’arte, anzi, ma questo ha poco importanza, perché il mio impegno è comunque quello di dare il mio meglio, compatibilmente con i miei pochi talenti e molti limiti.
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Per tornare ad argomenti più interessanti, da un punto di vista sportivo, la difficoltà a tenere la mente calma deriva dal fatto che non è tecnicamente possibile “non pensare”. La mente, per quanto affascinante e meravigliosa, è anche simile ad un bel purosangue che va opportunamente addestrato e formato per rendere al meglio e, soprattutto, per essere al servizio del suo cavaliere, invece che scorazzare ovunque “tiri il vento”, refrattario ad ogni “regola” e “disciplina” che il cavaliere tenti di insegnargli.
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Nei Corsi di Dinamiche della Mente e del Comportamento che tengo come istruttore, si impara a come fare per tenere la mente calma e posata e a portare tale calma e posatezza nella vita di tutti i giorni, sport compreso. Il principio utilizzato è molto semplice: poiché non è possibile “non pensare” e poiché se si pensa a più cose contemporaneamente la conseguenza è che la mente diventa nervosa e irrequieta, si fa in modo che la mente “pensi” a qualcosa che porti come conseguenza una sensazione di calma e di posatezza e che ci “rimanga” o ci “ritorni”, su tale sensazione, tutte le volte che il “cavaliere” lo desidera.
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In tal modo si allenta, piano piano, un altro particolare “nemico” che va sconfitto se si vuole giocare bene, con buoni risultati e soddisfazione personale: la preoccupazione, “figlia” della irrequietezza nella quale ci si viene a trovare quando l’attenzione mentale è su più situazioni contemporaneamente. Preoccuparsi altro non né che “occuparsi prima” di quello che potrebbe succedere e quindi è uno spostarsi in avanti (o indietro) rispetto a quello che si sta facendo; ricorderò sempre la lezione che ho ricevuto, sul punto, dall’allora mio Istruttore del Corso di Dinamica Mentale Base che frequentai nel 1976, Marcello Bonazzola, quando gli sentii dire: “se quando hai un problema puoi fare qualcosa, invece di stare lì preoccupato e non fare niente, fallo; se invece non puoi farci niente, perché preoccuparsi?”.
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Nella pratica, ci si può allenare a tenere la mente calma e posata in vari modi:
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- ascoltando i rumori (dell’ambiente che ci circonda o quelli dell’impatto con la pallina);
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- se ci capita di parlare, dicendo cose positive e costruttive;
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- osservando semplicemente la situazione senza fare alcuna valutazione;
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- toccando qualcosa che fa parte di quello che stiamo facendo (l’impugnatura del ferro, una pallina, un ciuffo d’erba – ad esempio, quando giocavo a pallacanestro ed ero seduto in panchina, a volte tenevo in mano un pallone).
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Soprattutto, per mantenere la mente calma e posata è importante imparare a non giudicare e criticare, né quello che stiamo facendo né quello che stanno facendo gli altri; per la calma mentale, la critica continua e ossessiva, costantemente negativa, finisce per essere come quello che sta pedalando sulla bicicletta al massimo dello sforzo, che sta profondendo tutto il suo impegno e la sua dedizione, ma che nello stesso tempo tiene i freni della bicicletta ben tirati: fatica tanta, risultati pochi e soddisfazione inesistente (tranne, naturalmente, … per i masochisti).
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Buon gioco.
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