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Duomo di Catania

La Piazza del Duomo di Catania è, da alcuni anni, isola pedonale ed ha così acquisito quell'aspetto di tranquillità che doveva avere nel XIX secolo quando per le strade circolavano soltanto poche carrozze. In essa confluiscono tre strade, ovvero la via Etnea, la strada principale della Catania storica, la via Garibaldi e la via Vittorio Emanuele che la attraversa da est ad ovest. Sul lato orientale della piazza sorge la Cattedrale di Sant'Agata, la vergine e martire catanese patrona della città festeggiata il 5 febbraio.

Sul lato nord si trova il Palazzo degli Elefanti, ovvero, il municipio. Accanto ad esso si trova una fontana molto famosa per gli abitanti di Catania dove vengono buttate le monetine come nella fontana di Roma. Di fronte ad esso, si trova il Palazzo dei Chierici che è collegato al Duomo da un passaggio che corre sulla Porta Uzeda. Quest'ultima, assieme alla porta di Carlo V, fa parte dell'unico tratto rimasto delle mura della città.

Al centro della piazza si trova quello che è il simbolo di Catania, ovvero "u Liotru", una statua in pietra lavica raffigurante un elefante, sormontata da un obelisco, posta al centro di una fontana in marmo più volte rimaneggiata.

                      

Le terme Achilliane sono delle strutture termali di Catania datate al IV-V secolo e situate sotto Piazza del Duomo. Vi si accede mediante un corridoio con volta a botte ricavato nell'intercapedine tra le strutture romane e le fondamenta della Cattedrale, il cui accesso è costituito da una breve gradinata di epoche diverse posta a sinistra della facciata. Il nome dell'impianto è dedotto da un'iscrizione su lastra di marmo lunense ridottasi in sei frammenti principali molto lacunosi, risalente probabilmente alla prima metà del V secolo, oggi esposta all'interno del Museo civico al Castello Ursino L'epoca di fondazione dell'edificio è ancora discussa, ma si ritiene probabile che esistesse già nel IV secolo: l'esistenza dell'edificio in epoca costantiniana è ipotizzata in base al reimpiego all'interno della cattedrale di un gruppo di capitelli del periodo, che potrebbero provenire da questo edificio[1]. Sepolti dai terremoti del 4 febbraio 1169 e dell'11 gennaio 1693, i resti - già noti in antico - furono dapprima liberati dal principe di Biscari[2]. Nel 1856, durante la realizzazione della galleria che passa sotto al Seminario dei chierici (oggi sede della Pescheria) si trovarono dei ruderi che pure furono attribuiti allo stesso edificio, pertinenti forse ad un calidarium, in quanto vi erano presenti tracce di un pavimento ad ipocausto. La struttura doveva estendersi fino alla via Garibaldi, dove si trovarono altri avanzi[3]. Secondo la ricostruzione planimetrica ottocentesca del complesso[4], la parte attualmente visitabile comprendeva probabilmente solo una parte del frigidarium. Dal 1974 al 1994 furono chiuse perché considerate insicure. Furono riaperte dopo un restauro del comune (1997) e nuovamente richiuse per problemi di allagamento[5]. Dopo i lavori di pavimentazione della piazza del Duomo (2004-2006) - nel corso dei quali si è ritenuto doveroso coprire l'estradosso della copertura (che si trova alla stessa quota della piazza) con una poderosa piastra d'acciaio per rinforzare l'impiantito della piazza stessa - l'edificio termale è stato nuovamente riaperto al pubblico[6].

Il tempio è stato più volte distrutto e riedificato dopo i terremoti e le eruzioni vulcaniche che si sono susseguite nel tempo. La prima edificazione risale al periodo 1078-1093 e venne realizzata sulle rovine delle Terme Achilliane risalenti ai Romani, su iniziativa del conte Ruggero, acquisendo tutte le caratteristiche di ecclesia munita (cioè fortificata). Già nel 1169, un terremoto catastrofico la demolì quasi completamente, lasciando intatta solo la parte absidale. Nel 1194 un incendio creò notevoli danni ed infine nel 1693 il terremoto che colpì il Val di Noto la distrusse quasi completamente. I resti normanni consistono nel corpo dell'alto transetto, due torrioni mozzi (forse coevi al primitivo impianto) e le tre absidi semicircolari, le quali, visitabili dal cortile dell'Arcivescovado, sono composte da grossi blocchi di pietra lavica, gran parte dei quali è stata recuperata da edifici romani di età imperiale. Porzioni di muro d'ambito e il muro di prospetto sono stati inglobati dalla ricostruzione settecentesca.

Piazza Stesicoro è una delle piazze del centro storico della città di Catania posta sulla principale strada del centro, la via Etnea. La piazza, che è la seconda della via Etnea procedendo in senso sud-nord, da questa viene divisa a metà. La sua forma è rettangolare e le due parti in cui è suddivisa presentano aspetti differenti dal punto di vista architettonico. La parte ad est presenta al centro il monumento a Vincenzo Bellini realizzato dallo scultore Giulio Monteverde nel 1882; il lato nord è delimitato dal pregevole Palazzo del Toscano, a nord-est il Palazzo Beneventano costituisce un lato del Corso Sicilia, mentre l'altro è delimitato da un moderno edificio.nfine il lato sud presenta alcuni edifici di minor pregio architettonico. Dall'altro lato, al centro della piazza, si trova ad un livello di circa dieci metri sotto la superficie stradale, la parte terminale nord dell'Anfiteatro romano riportata alla luce nel secolo scorso dopo secoli di oblio. Sul lato ovest, in posizione elevata, si trova la Chiesa di Sant'Agata alla Fornace ed il Palazzo della Borsa. A nord infine il settecentesco Palazzo Tezzano, sede del tribunale fino al 1953, che occupa tutto il lato nord della suddetta parte della piazza.Alle spalle del monumento a Bellini, alla fine degli anni cinquanta, vennero abbattuti tutti gli edifici esistenti e venne realizzato il Corso Sicilia, ai cui lati vennero costruiti palazzi moderni, in genere, di proprietà di banche ed assicurazioni; questo conduce a Piazza della Repubblica e proseguendo sino alla stazione Centrale. La piazza Stesicoro è una delle più frequentate della città sia per la sua centralità che per la contiguità con il tipico "mercato della fiera" un tempo detto anche a fera 'o lunidel lunedì che tutt'oggi dura dal lunedì al sabato.

Alle spalle del monumento a Bellini, alla fine degli anni cinquanta, vennero abbattuti tutti gli edifici esistenti e venne realizzato il Corso Sicilia, ai cui lati vennero costruiti palazzi moderni, in genere, di proprietà di banche ed assicurazioni; questo conduce a Piazza della Repubblica e proseguendo sino alla stazione Centrale. La piazza Stesicoro è una delle più frequentate della città sia per la sua centralità che per la contiguità con il tipico "mercato della fiera" un tempo detto anche a fera 'o lunidel lunedì che tutt'oggi dura dal lunedì al sabato.Il monumento fu costruito nel II secolo, la data precisa è incerta, ma il tipo di architettura fa propendere per l' epoca tra gli imperatori Adriano e Antonino Pio. Fu raggiunto dalla lava del 252-253 ma non distrutto. Nel V secolo Teodorico re degli Ostrogoti lo utilizzò quale cava di materiale da costruzione per la edificazione di edifici in muratura[1] e, successivamente nell'XI secolo, anche Ruggero II di Sicilia ne trasse ulteriori strutture e materiali per la costruzione della Cattedrale di Sant'Agata, sulle cui absidi si riconoscono ancora le sue pietre perfettamente tagliate usate, forse, anche nel Castello Ursino in età Federiciana. Nel XIII secolo, secondo la tradizione, furono adoperati i suoi vomitoria (gli ingressi) da parte degli Angioini per accedere nella città durante la cosiddetta Guerra dei Vespri. Nel secolo successivo gli ingressi furono murati e il rudere venne inglobato nella rete di fortificazioni Aragonese (1302). Una messa in sicurezza del rudere si ebbe con il piano di costruzione delle mura di città nel 1550; venne abbattuto il primo e il secondo piano e con le sue stesse macerie avvenne il riempimento delle gallerie. Dopo il terremoto del 1693, fu definitivamente sepolto per poi essere trasformato in piazza d'armi. In seguito vennero costruite sopra la copertura nuove case e la Chiesa di San Biagio (detta 'A Carcaredda, cioè la fornace).

Il giardino risale al Settecento ed apparteneva al principe Ignazio Paternò Castello, che lo aveva voluto secondo le tipologie di allora con labirinti di siepi, statue e fontane a zampillo di foggia tale da creare giochi d'acqua. Venne acquistato dal comune di Catania nel 1854 dagli eredi del principe e venne dato incarico all'architetto catanese Landolina di renderlo atto al nuovo tipo di uso. Per far questo vennero acquistati degli orti privati adiacenti che incorporati ne ampliarono la superficie. Il Viale degli Uomini Illustri ad ovest venne inaugurato nel 1880 con i busti posti su colonne dei personaggi più famosi della storia italiana e catanese, ma già nel 1875 all'inizio del viale era stata posta la statua in bronzo di Mazzini. I lavori vennero conclusi nel 1883. Il giardino divenne l'abituale meta delle famiglie catanesi che vi portavano i bambini a giocare mentre passeggiavano conversando con gli amici. L'ingresso monumentale di Via Etnea venne realizzato ed aperto nel 1932 e l'anno dopo, alla sommità dello scalone, nel piazzale soprastante il tunnel di via Sant'Euplio vennero collocate le statue monumentali che rappresentano le arti opera dello scultore Domenico Maria Lazzaro. Alla fine degli anni cinquanta venne riordinata la zona del tunnel di Via Sant'Euplio e quelle adiacenti. In quegli anni venne curato ampiamente l'aspetto floreale ed esperti giardinieri creavano veri e propri disegni ed iscrizioni nelle aiuole delle collinette gemelle. Poco tempo dopo venne incrementato il numero di voliere e di volatili esotici, quindi acquisiti ed allevati anche volatili acquatici come anatre e cigni, il cui habitat era stato attrezzato nelle grandi vasche e fontane di cui il giardino era dotato. Verso il 1960 il giardino divenne anche un piccolo zoo con volatili stanziali in libertà ed animali, come varie specie di scimmie, ed infine anche elefanti.A partire dalla metà degli anni settanta iniziò un progressivo ridimensionamento dei fondi stanziati per la manutenzione e la decadenza non tardò a manifestarsi. Le piogge rovinarono ampiamente le aiuole in pendenza della parte sud del giardino e le piante mal curate inselvatichirono. Quelle stagionali scomparvero addirittura. Non miglior sorte toccò agli animali che lentamente si ridussero. L'elefante indiano donato alla città dal circo Orfei, ultimo sopravvissuto del piccolo ma ricco zoo del Bellini, morì alla metà degli anni ottanta. Il giardino Bellini di oggi è classificabile piuttosto come semplice parco alberato; nell'ultimo decennio è stato usato per manifestazioni culturali e religiose, per concerti canori ma non è più la meta di famiglie e bambini. Dopo anni di incertezza e abbandono in cui un incendio di origine non chiara ha distrutto totalmente il padiglione cinese posto alla sommità della collinetta nord, assieme al suo contenuto in libri e documenti, di recente si è ventilata la voce di una sua cessione a privati nell'ambito delle nuove politiche economiche del comune. Oggi la sua fruibilità è del tutto ridotta a causa di transenne e ponteggi che permettono solamente il transito nel senso della lunghezza nel viale alberato adiacente la via Sant'Euplio.

 

Piazza del Duomo