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Metto i punti di sospenzione alla mia vita, e la trattengo li, per un po’, senza più pensare a niente e immerso totalmente in tutto ciò che sto facendo, in attesa di capire e scoprire se andare o restare, se fare quel che sto facendo o se dare un vigoroso colpo al mio timone.

Capitano, il vento accarezza la tua pelle, il mare si apre davanti a te, il sapore dell’acqua e del sale nelle narici è forte, e la voglia di tirare su l’ancora e prendere il largo, per dirigersi verso isole sconosciute è pesante.

A volte bisogna chiedersi il perché, a volte dai perché bisogna farsi vivere, mentre i giorni passano in attesa di una risposta, mentre la primavera tarda ad arrivare e queste giornate Catanesi sono sempre più grigie e ventose, nonostante aprile stia per chiudersi la porta del tempo alle spalle, lasciando il suo posto al dolce maggio, mese che arriva sorridendo, e dolcemente ti sfiora, io nel frattempo aleggio e soprassiedo su tutti i punti più importanti, accarezzando ora l’idea di mettere radici forti ora quella di tagliarle definitivamente.

Sento la forza scorrere nelle mie vene, ogni particella dentro me e pronta a chi sa cosa, eternamente con la bisaccia sulle spalle.

Esiste una strada che per percorrerla non serve sapere dove andare? Se esiste io la devo trovare, perché sento il forte bisogno di non chiedermi più nulla, perso tra l’eterno bisogno di una certezza e la frivola necessità di una libertà assoluta e paradossale.

Mentre i fantasmi del passato scompaiono all’orizzonte lasciando il nulla dietro, io guardo avanti, e sia che vado o resto, sia che continuo a scrivere questo diario dal Marocco o dall’Algeria, o da Catania, davanti vedo una sterminata e incontaminata terra da scoprire, assoluta, selvaggia, una terra che custodisce numerosi segreti, svolte, strade nascoste e sentieri battuti dal tempo e dalla bellezza.

 

 

 

VI abbraccio.