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Che strano, rendersi conto di quanta miseria c'è nella nostra esistenza. Su quanti compromessi e continue perdite contro cui non possiamo fare nulla è costruita la nostra piccola esistenza.

Curiamo il nostro ego, piccolo e insignificante, inutile, fino alla nausea, come se un agricoltore si fermasse per ore ad accarezzare un erbaccia che a nulla servirà per il raccolto. E poi ad un tratto paghiamo il conto interamente, e il più delle volte piangendo con codardia.

Mentre tutto cambia tutto si perde, per sviluppare cose nuove che il più delle volte non vogliamo e sempre più spesso siamo solamente costretti ad accettare, anche se torneremmo volentieri al vecchio.

Però è la nostra natura e non possiamo farci nulla, siamo costretti a convivere con tutta questa debolezza, anzi siamo chiamati ad utilizzare tutta la nostra umanità, questa apparente debolezza, perchè soltanto da questa scaturisce l'unica forza di cui siamo capaci.

Una forza che nasce comunque dalla sottomissione a questo stato di cose, dall'accettazione, come fecero madre Teresa di Calcutta e Ghandi, solo nell' arrendersi, nell'accettazione, l'essere umano è capace di grandi livelli di sopportazione, ed è in questo punto focale, che nasce il centro della dottrina cristiana.